Bayonetta – Recensione

Platinum Games ci riporta indietro al 2009 con un porting di Bayonetta per Wii U che accompagnerà l'uscita del sequel, in tutto lo splendore dei 60 fps.

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bayonetta-wii-u-recensione-boxartEra il 2009 quando Hideki Kamiya affidava alle pagine di un artbook, con la nota umiltà che lo contraddistingue, tutto il suo compiacimento per aver avuto la possibilità di creare un nuovo action game in terza persona che fosse il degno erede di Devil May Cry, uno dei suoi lavori più riusciti. Bayonetta, l’inedita IP di Platinum Games approdò sulle console europee l’anno successivo, e riuscì a ridefinire gli standard del genere. Veloce, frenetico, visionario, eccessivo furono gli aggettivi che la stampa mondiale spese con più prodigalità, e non senza ragione. Quattro anni più tardi, grazie alla collaborazione tra Platinum Games e Nintendo, celebrando l’uscita dell’atteso secondo capitolo di quella che può ormai chiamarsi una saga, coloro che non hanno avuto la fortuna di giocare Bayonetta su PlayStation 3 o Xbox 360 potranno godere di una versione riveduta e corretta dello stesso su Wii U, inclusa in una edizione antologica contenente entrambe le avventure della Strega di Umbra.

  • Titolo: Bayonetta
  • Piattaforma: Wii U
  • Genere: Azione, Hack and Slash
  • Giocatori: 1
  • Software house: Nintendo, SEGA
  • Sviluppatore: Platinum Games
  • Lingua: Italiano (testi), inglese o giapponese (doppiaggio)
  • Data di uscita: 24 ottobre 2014
  • Disponibilità: retail, digital delivery
  • Reperibilità: comune
  • DLC: non presenti
  • Note: remake del gioco uscito originariamente su PS3 e Xbox 360, distribuito tramite eShop in digitale e su disco nella Special Edition assieme a Bayonetta 2

bayonetta-wii-u-recensione-schermata-05La storia dell’umanità e lo scorrere del tempo sono stati a lungo vigilati e garantiti da due misteriosi clan europei: i Saggi di Lumen, vicini alla Luce e alle virtù angeliche e le Streghe di Umbra, che traevano il loro potere dai demoni con i quali siglavano arcani patti. Ciascuno dei due gruppi presiedeva a uno degli Occhi del mondo, e questa equilibrata diarchia ha garantito il mantenimento dell’equilibro della realtà. Il rispetto e la collaborazione tra questi guardiani mistici sono però improvvisamente giunti al termine 500 anni fa: ne è conseguita una sanguinosa guerra che, malgrado il favore divino concesso ai Saggi di Lumen, ha visto vincitrici le astute Streghe di Umbra, le quali arrivarono a sterminare tutti i membri del clan rivale. Tuttavia la vittoria durò un attimo: gli esseri umani, spaventati dal potere ottenuto da Umbra, aprirono la caccia alle streghe spazzandole via dalla faccia della terra. Solo una di esse si salvò: Bayonetta. Destatasi da un lungo sonno sul fondo di un lago venti anni prima degli eventi narrati nel gioco, Bayonetta è alla ricerca della sua memoria perduta, e ottiene da Enzo una pista relativa all’Occhio Destro del mondo, un gioiello che, se riunito all’Occhio Sinistro in possesso della strega, potrebbe far luce sul suo passato. Bayonetta si mette in viaggio verso la città di Vigrid come suggeritole da Enzo, ma non prima che il demone Rodin, suo compagno in affari e gestore del Gates of Hell, le regali un paio di pistole magiche che la aiuteranno nel farsi strada tra i servitori divini che reclamano l’anima dell’ultima Strega di Umbra.

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“A cuccia!”

La storia dietro Bayonetta, va ammesso, non brilla per originalità, ricorrendo lungo la strada a qualche cliché di troppo, ma la cosa non pare turbare Kamiya, il quale ha ammesso senza giri di parole di non essersi mai prefissato l’obiettivo di sviluppare una narrazione avvincente o profonda: ciò che Kamiya vuole trasmettere al giocatore è semplicemente il senso del cool. Nel farlo non sacrifica la coerenza della narrazione, affidata alle cutscenes curate dalle sapienti mani di Yuji Shimomura, agli appunti raccolti durante i livelli e alla descrizione di armi e oggetti, attraverso i quali ci viene fornito un quadro più vivido e approfondito del piccolo universo che gira attorno alla strega di Umbra e dei suoi tre piani di esistenza, Paradiso, Caos (il mondo umano) e Inferno, oltre all’evanescente Purgatorio. L’acquirente di Bayonetta, secondo il suo creatore, si approccia a questo genere di giochi con la prospettiva di godere dei combattimenti e dell’azione; la storia, che è il collante che tiene insieme gli scontri, ha il compito di fomentare il giocatore, di renderlo entusiasta delle battaglie che sta per affrontare e di accompagnarlo alla fine del gioco.

Let our bullets do the talking

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“Te l’ho detto che mi piacciono gli Iron Maiden?”

L’approccio estremamente dinamico appena descritto è trasmesso integralmente al gioco, che fa spesso uso (non abuso) di quick-time event, richiedendo la nostra attenzione anche quando ci si trova in una breve sequenza di intermezzo, per reagire a ciò che avviene a schermo, a volte seguendo le istruzioni che ci vengono date, altre volte semplicemente schivando per evitare l’attacco iniziale di un avversario già suggerito durante la sequenza animata. In sostanza, con l’eccezione delle cutscene di fine livello, quasi non c’è soluzione di continuità tra filmato e gioco e la volontà di tenere il ritmo serrato e costante è evidente sin dalle primissime battute: il filmato introduttivo in cui viene narrata la storia dei due clan e le vicende della caccia alle streghe, contrariamente a quanto spesso accade, non ci costringe a sorbire passivamente la prima infarinatura sul mondo in cui sta per essere gettato… ci getta direttamente nel conflitto; non essendogli stato fornito ancora alcun rudimento sui controlli, il giocatore non può far altro che improvvisare… Learning life the hard way. Non ci viene lasciato il tempo di annoiarci neanche nelle schermate di caricamento: per un breve periodo ci sarà concesso di provare le mosse disponibili,  premendo il tasto Select si potrà entrare in modalità training, prolungando la nostra sessione di allenamento.

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Rodin è qui solamente per perpretare lo stereotipo del ricettatore di colore.

I controlli sono il vero punto di forza di Bayonetta: la grandissima varietà di combo eseguibili, la necessità di buoni riflessi, la scelta dei tempi e la stratificazione dei vari elementi di gameplay lo avvicinano più a un picchiaduro che a un action game. Bayonetta può equipaggiare due armi per volta, assegnandole ai due bottoni pugno e calcio, ed è possibile preparare due coppie di armi alternandole con la sola pressione del tasto ZL, ferma restando la possibilità di modificare liberamente i set equipaggiati premendo il tasto Select. La diversa combinazione dei tasti e il tempismo nella pressione, accompagnati da movimenti dello stick analogico permettono di creare catene di attacchi, dette combo, dagli effetti più disparati. Come se non bastasse, mantenendo premuto il tasto calcio durante una combo, questa verrà brevemente interrotta per permettere alla protagonista di utilizzare l’arma da fuoco equipaggiata sulle gambe.

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Questo Tidus non lo sapeva fare.

A un terzo tasto è affidato l’uso delle pistole, armi meno potenti ma con una maggiore gittata. Per resistere agli assalti delle schiere di servitori celesti sarà necessario prendere confidenza con il tasto ZR e la schivata ad esso collegata: con il giusto tempismo Bayonetta attiverà il Sabbat Temporale, una modalità in cui il tempo sarà brevemente rallentato concedendoci di lanciare devastanti contrattacchi. Il tasto R è predisposto per il lock-on, mentre L è il taunt, con il quale provocare il nemico inducendolo ad attaccare con maggiore aggressività. Accumulando energia magica sarà possibile effettuare particolari attacchi torturanti in grado di infliggere una notevolissima quantità di danni al nemico prescelto. Per finire i boss, invece, avremo a disposizione le truculente Apoteosi, colpi di grazia in cui evocheremo uno dei demoni con cui Bayonetta ha stretto un patto; si tratta in sostanza di sequenze scriptate accompagnate da QTE. Queste meccaniche di base possono essere leggermente modificate acquistando artefatti e tecniche aggiuntive presso il negozio di Rodin, consentendoci di creare uno stile di lotta unico che si pieghi alle nostre preferenze. Per acquistare tutti gli oggetti, tuttavia, sarà necessaria una notevole quantità di halo, la moneta del gioco, e sarà necessario ben più di un playthrough per arrivare a sfruttare al massimo le potenzialità di Bayonetta.

Witch, I’m fabulous!

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Tutto questo solo grazie allo shampoo di Yuko Yamashita per capelli lisci.

Il gioco è suddiviso in sedici capitoli regolari più prologo, epilogo, sequenza interattiva iniziale e finale, per un monte ore estremamente variabile in base alla capacità del singolo giocatore e all’approccio dello stesso. In un certo senso Bayonetta è un gioco arcade vecchio stile, non si focalizza tanto sulla narrazione, come abbiamo detto, ma si preoccupa piuttosto di fornire una esperienza di gioco quanto più interessante e varia possibile, adattandosi sia ai maratoneti del gioco, pazienti maniaci del completamento al 100% (alzo la mano) sia a chi preferisce le speedrun limando secondi qui e là. In puro stile Platinum Games alla fine di ciascun capitolo verranno assegnati dei punteggi e le relative medaglie, dalla vile pietra al platino. Il punteggio viene calcolato in base alle nostre prestazioni nel livello, ciascuno è infatti suddiviso in più versetti: si tratta sostanzialmente di checkpoint dove verranno mostrati i nostri risultati intermedi, calcolati in base al tempo impiegato, alle combo effettuate e ai danni subiti; anche alla fine di ogni versetto ci verrà assegnata una medaglia, così che la valutazione finale del livello non sarà altro che la media delle valutazioni ottenute nei singoli versetti. All’interno di ciascun capitolo sono nascosti alcuni versetti più difficili da trovare, tra cui gli Alfheim, dei livelli bonus in cui dovremo cimentarci in sfide specifiche. La vera sfida, tuttavia, sarà affrontare il gioco in modalità Difficile e sopratutto Climax quelli che erano i trofei o achievements delle precedenti versioni del gioco sono rimasti invariati, ma hanno ora il nome di Lacrime di Umbra. Sono presenti un discreto numero di unlockable, ma la raccolta di halo diventa di prioritaria importanza per poter sbloccare tutto.

Do you want to touch me?

La versione Wii U è un port diretto di quella per Xbox 360, e in quanto tale può vantare una palette cromatica vivace e vivida (specialmente se paragonata alla scala di grigi che era la versione PS3), e, cosa più importante, un framerate che si avvicina ai 60 fps e che gli conferisce una ottima fluidità. Per quanto non sia un gioco di recente sviluppo la resa grafica rimane buona, in linea con quanto ci si può aspettare dalla console. Il vero elemento di novità inserito in questa edizione e l’implementazione dei comandi touch tramite Wii U GamePad; Platinum Games si è presa la briga di fare ciò che anche Nintendo stessa sta trascurando nelle sue produzioni più recenti, ovvero sfruttare le funzionalità di un controller che dovrebbe essere il vero punto di forza della console. Uno sforzo a cui non possiamo fare che un plauso, per quanto vada fatto presente che i controlli touch siano semplificati, risultando più adatti ai neofiti o a sessioni di gioco for fun; privando il combattimento di quella profondità universalmente apprezzata si condanna il sistema di controllo touch ad essere immediatamente messo da parte dai giocatori più smaliziati o da chiunque abbia familiarità con questo filone di giochi d’azione.

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“Ma lo sai che visto da vicino sembri proprio un Chozo?”

Altra novità assoluta è la presenza di costumi ispirati a personaggi Nintendo. Sarà possibile vestire quella strega di Bayonetta con gli outfit di Peach e Daisy, della mai troppo amata Samus Aran e di un Link vagamente inquietante. Questi cambi di vestiti modificheranno anche alcuni elementi estetici (gli halo si trasformeranno in monete o rupie) e del battle system, permettendo ad esempio l’uso dello scudo Hylian per parare i colpi avversari, piccole aggiunte che rendono il gioco più vario e gradevole. La colonna sonora accompagna bene l’azione e non è quasi mai fuori posto: se il tema principale di Bayonetta, “Mysterious Destiny” sarà fin troppo presente durante le sequenze di combattimento, tanto da poter risultare, alla lunga, invadente, i pezzi orchestrali e i relativi cori che accompagnano le boss fight sono memorabili, mentre “Battle for the Umbra throne” non sfigurerebbe accanto a pezzi tratti dai migliori Castlevania. È stato inserito il doppiaggio giapponese, per la somma gioia dei miei colleghi, ma a mio avviso quello anglofono resta preferibile, l’accento british di Bayonetta la caratterizza benissimo e la sua voce è miele e ambrosia, ammiccante quanto basta.

Quote a go-go baby!

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“Dai, parliami ancora delle esclusive PlayStation 4 e Xbox One.”

I giochi Platinum games sono sempre stati ricchi di citazioni e omaggi sia ai loro lavori precedenti sia ad altre saghe videoludiche, con una spruzzata di pop-colture generale, e Bayonetta segue la tradizione inserendo una quantità impressionante di riferimenti, alcuni palesi, altri leggermente più criptici. Essendo stato originariamente prodotto da SEGA non è difficile notare una non certo casuale somiglianza tra le aureole e gli anelli d’oro di un certo riccio blu; non si tratta dell’unico riferimento a opere SEGA, ma non vogliamo rovinarvi il divertimento di cercare da soli. Richiami non troppo velati vengono fatti a Resident Evil, Devil May Cry, Viewtiful Joe, God Hand, Okami, Madworld e altri in più di una occasione, addirittura il film “Apocalypse Now” pare aver influenzato Kamiya considerando con quanta frequenza allude allo stesso durante il gioco.

A chi consigliamo Bayonetta?

Chi ama Devil May Cry e affini troverà pane per i propri denti, e anche i giocatori di picchiaduro passeranno piacevoli ore nel creare combo sempre più articolate e punitive per infierire contro i bizzarri angeli che vi sbarreranno la strada.  Se avete una passione per i giochi roboanti, veloci, coreografici, sempre eccessivi e dalla regia estrema, che non lasciano un minuto di tregua e che vi mettono continuamente alla prova sfidando i vostri stessi record, Bayonetta diventerà la vostra waifu. Può essere adatto anche ai giocatori meno dedicati a patto di capire a fondo le meccaniche base del combattimenti, pena una ingloriosa serie di morti e conseguente frustrazione. La difficoltà non è proibitiva e può essere aggiustata per venire incontro a qualunque categoria di giocatore, ma migliorare poco alla volta, limando i tempi, battendo i best score e ottenendo medaglie platino può essere una esperienza estremamente soddisfacente, indipendentemente dal grado di esperienza del giocatore.

  • Rimane uno dei action game più validi di sempre
  • Stile, carisma e humor da vendere
  • Ottima fluidità e varietà

  • Graficamente un po’ datato
  • Per alcuni talmente “estremo” da risultare sciocco
Bayonetta
4.4

La quintessenza dell'action game

Pur avendo qualche anno sulle spalle, Bayonetta dimostra di essere davvero una strega in grado di ingannare il tempo, offrendo ancora oggi un’esperienza di gioco totalmente appagante, rendendovi incapaci di scollare gli occhi dallo schermo grazie a una protagonista dalla enorme carica carismatica e sensuale che non scade nella semplice donna-oggetto, ma che al contrario porta con sé una grande volontà e mette in ombra tutti i personaggi maschili e a uno stile volutamente esagerato e coreografico che potrebbe far storcere il naso ai giocatori più seriosi, che se però guarderanno oltre il loro naso capiranno di avere tra le mani una gemma di rara bellezza, un gioco di una precisione rigorosa che non lascia spazio a errori o improvvisazioni e che richiede metodo, esercizio, reattività e inventiva per essere giocato ai massimi livelli con enorme soddisfazioni. Kamiya riesce a mantenere una buona varietà anche all’interno degli stessi livelli, inserendo mostri con pattern d’attacco molto diversi tra loro e alternando azione ed esplorazione. Il gioco viene distribuito in un pacchetto contenente sia Bayonetta che il suo sequel, in uscita il prossimo 24 ottobre al prezzo di circa sessanta euro: un ottimo affare considerando che si parla di ben due giochi completi.

Collezionista e retrogamer compulsivo, circola con un Game Boy Advance in tasca e non ha paura di usarlo. Probabilmente è il più polemico del gruppo.