Danganronpa Another Episode: Ultra Despair Girls – Recensione

Dopo l’esordio su PS Vita, Danganronpa Another Episode arriva su PS4 e PC: due ragazze e un megafono per sopravvivere a un’invasione di orsetti

Danganronpa Another Episode: Ultra Despair Girls - Recensione

Danganronpa Another Episode: Ultra Despair Girls - RecensioneTowa City è sede di un misterioso progetto scientifico, ultima tappa della più terrificante e terribile tragedia della storia dell’umanità: adulti che vengono trucidati da bambini in maschere d’orso, pupazzi di pezza sfilano gli artigli dalle carcasse di poveri adulti in tutto il mondo. Komaru Naegi si ritrova spettatrice pagante delle sue lacrime di questo massacro: rinchiusa per più di un anno all’interno di una cella abitabile, viene liberata da un’organizzazione di eroi nata con lo scopo di preservare il futuro del pianeta. L’incontro con Toko – scrittrice schizofrenica che nasconde fra i suoi geni la personalità deviata di un serial killer di ragazzi aitanti – pare inaspettato e tuttavia atteso, nonché causa del rinnovato coraggio della nostra eroina e del desiderio di sconfiggere l’organizzazione segreta, salvare il mondo e fuggire dall’isola. Bentornati in Danganronpa.

Gennaio – settembre è 2017 è il tempo che le vicende della Hope’s Peak Academy ci hanno messo per raccontarsi nuovamente su PlayStation 4. Nata su PSP e sbarcata su PS Vita con alle spalle una serie di rifacimenti multimediali, la serie Danganronpa ha accumulato negli anni una folta schiera di fan, a cui questo spin-off dedica lo svelarsi di uno degli eventi più curiosi della sua intricata narrativa, condito dalla salsa tutta nuova del TPS. Un racconto che forse non poteva essere espresso tramite genere migliore, tuttavia vittima di meccaniche forse indigeste derivanti da quel visual novel di cui la saga si fa fra i migliori esponenti. A distanza di un paio d’anni dalla sua release originale su PS Vita, Another Episode giunge da noi sul monolite Sony attraverso un porting di tutto rispetto, eppure ancora legato a quei difetti che hanno reso infelice questo esperimento.

  • Titolo: Danganronpa Another Episode: Ultra Despair Girls
  • Piattaforma: PlayStation 4, PC / Steam
  • Genere: Azione, Avventura
  • Giocatori: 1
  • Software house: NIS America
  • Sviluppatore: Spike Chunsoft
  • Lingua: Inglese (testi), Inglese e Giapponese (doppiaggio)
  • Data di uscita: 23 giugno 2017
  • Disponibilità: retail, digital delivery
  • DLC: non presenti
  • Note: il gioco è disponibile anche su PlayStation Vita 

Welcome (back) to Despair

La storia raccontata da Ultra Despair Girls ha origine circa un anno dopo gli eventi di Trigger Happy Havoc, ponendosi come ponte fra il primo e il secondo episodio. Komaru è una ragazza normale come altre, rinchiusa in un appartamento da più di un anno. Le sue uniche interazioni umane sono mediate da TV e riviste di gossip, due volte al giorno una mano le passa del gibo da sotto una porta fino a che qualcosa cambia, e la realtà le esplode in faccia. Towa City, una città misteriosamente esonerata dalla grande tragedia, viene all’improvviso invasa da ondate di Monokuma, gli adulti massacrati e i bambini schiavizzati. L’incontro con Byakuya prima e Toko dopo ribalta le sorti della sua condizione disperata, donandole speranza e invogliandola alla lotta per la libertà attraverso le spire dell’organizzazione Warriors of Hope.

Seppur inquadrate in un genere a loro estraneo, le vicende sono raccontate in pieno stile Danganronpa: ci vogliono solo cinque minuti a devastare la pace di un incipit presto pregno di disperazione, in cui dubbi e confusione crollano addosso al giocatore impietrito, che non potrà far altro se non aspettare le canoniche tre-quattro ore per rimettere ordine all’intricata matassa. Ad amare i personaggi ci vogliono invece cinque secondi: a loro è dedicata la maggior parte della sceneggiatura fra dialoghi opzionali, intermezzi in CGI e scenette ad animazioni cartoon sia statiche che dinamiche. Se già, dunque, la saga Spike Chunsoft poteva vantare un comparto narrativo dallo stile unico, Another Episode non fa che ampliare quanto già esperito, attraverso vicende degne del genere a cui questo spin-off si appoggia e altresì ramificate in un contesto di distopico e pseudo-fantascientifico di tutto rispetto, leggero nei toni ma violento nelle tematiche. L’assenza di sottotitoli dedicati alle scene d’intermezzo animate fa però storcere il naso per una produzione che altrimenti sarebbe perfetta – visto che a noi fan della saga, infondo, della localizzazione non ci importa granché.

Shoot that bear with a bazooka!

Con una pistola fra le mani ci si sente tutti più sicuri, a Komaru basta un megafono. L’arma costruita dalla Future Foundation non è però un semplice amplificatore sonoro, ma permette all’utilizzatore di sterminare con fantasia la miriade di Monokuma in città. Molteplici sono i proiettili che abbiamo a disposizione – quei Truth Bullet tanto cari ai Class Trial dei primi episodi: potremmo farli danzare, cantare, volare e addirittura farli esplodere. A tale varietà di mosse corrisponde un’altrettanta varietà di nemici, spesso relegati in quadrati il cui superamento richiederà una combinazione di mosse ben specifica – quasi scimmiottando meccaniche puzzle non lontane dalla saga originale. Attraverso l’uso di cabinati arcade sarà infatti possibile guardare la sezione dall’alto, analizzare sezioni, oggetti e pattern nemici per approntare tattiche e farli fuori tutti insieme per ricevere una pacca virtuale sulla spalla e continuare l’avventura.

Un’idea simpatica, che costringe il giocatore a far fondo alla grande varietà di mezzi messi a disposizione e allontana la monotonia di un gameplay altrimenti piatto. Ultra Despair Girls offre infatti fasi shooting vecchie di quasi quindici anni, nella maggior parte delle quali dovremmo unicamente respingere le ondate di artigli che ci correranno contro spianati, e che sarà fin troppo facile sterminare con l’aiuto di Genocide Jill – personaggio a cui è relegata una fetta microscopicamente piccola di hack’n’slash del gameplay. A questa situazione disperata va aggiunta una telecamera davvero fastidiosa, la cui immodificabile sensibilità è solo la punta di un iceberg in frantumi.

È infatti fin troppo rigida, incastrata forzatamente alle spalle del personaggio e vulnerabile a qualsiasi movimento dello stesso, dunque impossibile da utilizzare per acquisire una chiara visione dei dintorni. Giusto per renderci schiavi di agguati orditi da intelligenze artificiali altrimenti lontane dal considerarsi dannose, spesso vittime di bug, vaneggiamenti e corse infiniti verso muri poco ostili alla loro essere ottusi. Il tutto rende il ritmo davvero difficile da mantenere serrato, specie se allungato da prolisse fasi di backtracking presenti in una minima percentuale in ogni capitolo e spezzato da frequenti dialoghi fra i personaggi, che irrompono con prepotenza nel corso dell’azione e incrinano il già problematico incedere.

It’s a hopeful despair

A tal proposito trovo utile provocare una riflessione, per proporvi la quale mi spoglio per metà dal mio ruolo di giornalista e indosso la timida maschera da fan della serie. È già stato fatto intuire quanto essenziale sia per il buon incedere dell’esperienza garantire un ritmo serrato dell’azione. L’enorme fetta di gioco dedicata alla storia più cervellotica che testosteronica è però un ostacolo a tale scopo, specie se l’alternanza di tali fasi non è adeguatamente scandita, ma l’una invade l’altra senza il minimo ritegno. Eppure da un Danganronpa non ci si aspetta altrimenti: una serie che da anni vizia i suoi fan con sceneggiature estremamente ramificate, personalità abituate a perdersi in lunghe elucubrazioni sul da farsi e su quanto tutto sia giusto, sbagliato, bianco o nero. In questo senso, l’approfondimento che ricevono i personaggi è esente da qualsiasi TPS che si rispetti, ma occupa sezioni troppo ampie, che uccidono il ritmo di un’azione già difficile da sostenere a causa di meccaniche obsolete. Un giudizio dunque difficile da esprimere, che lascio nelle mani di chi deciderà autonomamente di immergersi nell’avventura.

Per quanto riguarda l’aspetto tecnico, oltre al lifting in HD son stati registrati pochi passi avanti. Nessuno da un porting si aspetta un totale rifacimento di modelli 3D evidentemente poveri, ma è ancora doloroso constatare la miriade di elementi degli spogli scenari adombrati da texture in bassa definizione e dettagliati poi non così bene ma circondati da un cielo vermiglio dal notevole impatto. In questo senso, l’alternanza fra modelli 2D e 3D è meravigliosa: alle onde del fiume tratteggiate a inchiostro si alternano Monokuma tridimensionali ed elementi dello scenario 3D, per un’atmosfera simil-manga mai trascurata. Un plauso finale va alla colonna sonora, che presenta riarrangiamenti di tracce già note e nuove canzoni dedicate a specifici momenti, anche se riproposte con insistente frequenza durante l’incedere fra i capitoli del titolo.

A chi consigliamo Danganronpa Another Episode: Ultra Despair Girls?

Consigliamo Another Episode a tutti gli amanti della saga originale, da cui questo spin-off eredita degnamente anima e cuore, proponendosi con irruenza fra le migliori delle sue storie. Lo consigliamo anche a chi cerca un TPS leggero, a chi desidera un’esperienza diversa dalle solite e più concentrata a offrire una storia memorabile che un gameplay originale. Sconsigliato a chi cerca un TPS puro e canonico e a chi vuole approcciarsi per la prima volta all’intera saga: seppur la narrativa sia godibile pur non essendo a conoscenza degli antefatti, sarebbe un peccato non riuscire a cogliere la miriade di citazioni o riferimenti alle avventure appena passate, specie ora che sono tutte disponibili su PlayStation 4.

  • Comparto narrativo estremamente curato
  • Personaggi meravigliosi
  • Meccanica dei Truth Bullet simpatica

  • Gameplay obsoleto
  • Comparto tecnico da rassettare
  • Assenza di localizzazione e sottotitoli durante cutscene
Danganronpa Another Episode: Ultra Despair Girls
3

Ancora in bilico fra speranza e disperazione

Danganronpa Another Episode: Ultra Despair Girls è un titolo che non si può non apprezzare con una punta di disappunto. Il lavoro svolto da Spike Chunsoft è encomiabile, poiché preferisce rendere omaggio alla sua creatura e non al genere da cui trae spunto per farsi giocare, eppure l’esperienza in sé non riesce a proporre un gameplay degno di questo nome, fin troppo ancorato ai cardini di cui la saga è erede. Un peccato, perché comparti narrativi tanto articolati meriterebbero un gameplay altrettanto degno. A ciò va aggiunto infine un comparto tecnico ancora non all’altezza della produzione, vittima dei suoi frequenti e prolissi caricamenti, di un pigro adattamento dei controlli e dell’ancora marcia telecamera. Tuttavia Ultra Despair Girls è la chiusura perfetta del cerchio aperto con Trigger Happy Havoc più di dieci anni fa e l’antipasto più prelibato per il nuovo arco narrativo che sancirà Danganronpa V3, in arrivo in Europa a fine settembre: l’ultima immersione in questa prima fase della disperazione più nera.

Ha sconfitto Cortex prima ancora di cominciare a parlare. Ama i videogiochi a 360 gradi, ha un canale YouTube dove si diverte a mettersi in ridicolo e continua a farsi bullizzare dalla PC master race perché è nato e morirà console gamer.