The Last Guardian – Recensione

The Last Guardian è il terzo lavoro del Team ICO, dopo ICO e Shadow of The Colossus. Sarà riuscito Fumito Ueda a regalarci l'ennesima perla?

The Last Guardian - Recensione / Fumito Ueda

The Last Guardian - RecensioneLa favola ha inizio. Un giovane ragazzino si risveglia col corpo interamente coperto di strani segni e si ritrova intrappolato in un luogo sconosciuto, circondato da una misteriosa struttura in pietra. Vicino a lui giace una gigantesca e sconosciuta creatura incatenata e gravemente ferita, il cui nome è Trico. Toccherà al ragazzino guadagnarsi la sua fiducia, recuperando delle piccole botti piene di una strana sostanza blu, di cui l’animale sembra esserne ghiotto: sarà questa la chiave per poter far crescere il loro rapporto. A livello narrativo, non ci viene spiegato praticamente nulla, lasciando al giocatore ampio margine per le sue interpretazioni. Una tecnica già vista nelle opere del team di sviluppo, ma mai forte come il desiderio di scoprire il mistero che si cela dietro a questa creatura tanto bizzarra.

Il Team ICO è un’azienda nata in Giappone, dedita allo sviluppo di videogiochi e fondata da un certo personaggino chiamato Fumito Ueda nel 1997. Facente parte del primo dipartimento di sviluppo del SCE Japan Studio, il Team ICO ha dato vita a videogiochi del calibro di ICO, Shadow of the Colossus e infine The Last Guardian, tutti progetti sviluppati in esclusiva Sony (i primi due per PlayStation 2 e il terzo per PlayStation 4). I loro prodotti sono caratterizzati da un cast molto scarno, ma allo stesso tempo affascinante; una trama minimale e solida; un uso delle luci mirato a creare atmosfere soffuse e sognanti, un uso sapiente della colonna sonora e dei suoni ambientali, linguaggi parlati inventati, uno stile artistico caratteristico e un’animazione molto curata. Spesso e volentieri i loro giochi sono accostati ad esempi di arte videoludica.

  • Titolo: The Last Guardian
  • Piattaforma: PlayStation 4
  • Genere: Avventura dinamica
  • Giocatori: 1
  • Software house: Sony Interactive Entertainment
  • Sviluppatore: Sony Interactive Entertainment, Team ICO, GenDesign, SCE Japan Studio
  • Lingua: Italiano (testi)
  • Data di uscita: 6 dicembre 2016
  • Disponibilità: retail, digital delivery
  • DLC: nessuno
  • Note: disponibile in edizione steelbook e Collector’s Edition con statua di Trico

Finalmente ci siamo. Dopo ben dieci anni di attesa abbiamo tra le mani il disco di gioco, Il Santo Graal per eccellenza che a breve verrà inserito nella mia fiammante (nel senso che a volte rischia di prender fuoco) PlayStation 4. Ora non mi resta che sedermi comodo sul mio divano e vivere questa magica esperienza perché, fidatevi, è davvero qualcosa che va al di sopra degli standard odierni visti in un videogioco. Caro Fumito Ueda, ancora una volta sei riuscito a rendere anche solo l’inizio di questo gioco un quadro in movimento per la bellezza e la magnificienza che emana solamente vedendo ciò che a breve il giocatore si accingerà a provare.

How to train your Trico

Trico, questo il nome della creatura, è proprio lì davanti ai nostri occhi con noi in questa stanza rocciosa, buia e umida. Delle origini della bestia purtroppo non ne siamo a conoscenza ma, grazie ad alcune illustrazioni, cerchiamo di scovare cosa si celi dietro ad essa. Semplicemente affascinante il “dialogo” che il ragazzo e la creatura hanno, formato da gesti, intuizioni, silenzi che relativamente in poco tempo ci faranno innamorare di Trico per questo suo modo di approcciarsi con il giovane umano.

Personalmente ho terminato The Last Guardian in circa 12-15 ore, e ne avrei voluto ancora, ad esser sincero. Il continuare ad accarezzarlo per ogni azione compiuta (anche se questo non porterà ad alcun bonus nel gioco), il vederlo volare e sbattere quelle ali con quelle animazioni così dannatamente ben realizzate. Dopo le prime azioni, fidatevi, anche voi vi affezionerete alla bestia e ciò comporterà a un turbinio di emozioni mai provate prima in un’opera videoludica. Il finale, che ovviamente non rivelerò per lasciare a voi il piacere della scoperta, è veramente da cardiopalma e potrete gustarlo al meglio solo se assisterete interamente ai titoli di coda.

Sarà il protagonista stesso il narratore in The Last Guardian, colui che ci parlerà di questa antica leggenda tra uomo e animale. Inutile dire, cari lettori di Akiba Gamers, che coloro che hanno già avuto modo di giocare ai titoli quali ICO e Shadow of the Colossus coglieranno immediatamente lo stile e soprattutto lo spirito che si respira nel gioco. TLG va a consacrare la trilogia partorita da Ueda e ha evidenti tratti comuni con le opere uscite su PlayStation 2. Impersoneremo il ragazzino che si sveglierà privo di memoria e con dei misteriori tatuaggi sulla pelle, e Trico sarà lì davanti appolaiato su sé stesso, incantenato al terreno e sanguinante. Il piccolo uomo è spaventato dalla maestosa creatura tanto quanto questa lo è del giovane al suo cospetto. La diffidenza reciproca sarà però pian piano smantellata attraverso l’estrazione di lance conficcate sul copro di Trico che, inoltre, sembrerà attratto dal nutrimento che sarà nostro compito portagli al fine di sfamarlo.

Culo e camicia

In The Last Guardian mi è parso davvero così tutto immediato: pensate che in nemmeno un’ora di gioco sono riuscito a capire esattamente il messaggio che voleva darmi. Passeremo da un’area all’altra risolvendo enigmi di carattere quasi esclusivamente ambientale, sfruttando le piccole dimensioni del protagonista, la sua capacità di spostare leve e addentrarsi in zone precluse, oppure la mastodontica potenza di Trico, utile sia nelle fasi di combattimento che in quelle che richiedono enormi salti e spostamenti da una parte all’altra delle ambientazioni. Lo scenario è costituito da un’ispiratissima e magnifica valle, in cui giacciono dimenticati numerosi edifici diroccati, la cui maestosità è però rimasta intatta grazie alla vegetazione incolta e alla potenza della natura che ha preso il sopravvento. Il gameplay di The Last Guardian è dunque costituito essenzialmente da salti da spiccare, oggetti da spostare e macchinari da azionare, il tutto condito da alcune fasi action che comunque saranno presenti ai confini dell’avventura. In queste sezioni potremo decidere di rimanere a bordo di Trico per togliergli di dosso le (altre) lance che gli si pianteranno in corpo, lanciate da misteriose armature. Oppure potremo aiutare il nostro fedele amico da terra, sbilanciando i nemici ma allo stesso tempo stando attenti a non essere presi di mira: se riusciranno ad acchiapparci portarci oltre la soglia di misteriose porte con ornamenti bluastri, per noi significherà Game Over.

Nella sua essenzialità in termini gameplay, The Last Guardian procede lento, proprio come le altre opere di Ueda e dei suoi collaboratori. È un qualcosa a cui dovete dare importanza e che, in un certo senso, è intrinseca alla natura stessa dei puzzle game; pur avanzando poco alla volta e andando in maniera piuttosto spedita, gli enigmi da superare saranno sempre più geniali e, alle volte, quando si trova la soluzione si rimane sorpresi di come gli sviluppatori siano riusciti a tenere la chiave ad ogni risposta proprio lì davanti ai vostri occhi. Con l’incedere del gioco avrete modo di sperimentare altri comandi e funzionalità che arricchiranno l’esperienza complessiva in del titolo. Da un certo punto in poi, appreso un certo feeling, potrete dare ordini diretti a Trico, ad esempio: in una specifica area sarete in possesso di uno scudo capace di riflettere una luce verde smeraldo che permetterà all’animale quadrupede di scagliare dei potenti fulmini rossastri dalla sua coda piumata.

Non è tutto ora quel che luccica

Non posso far finta di nulla: il gioco in esame ha indubbiamente delle lacune piuttosto gravi e vanno segnalate nonostante i dovuti aggiornamenti già ricevuti. La principale fonte di disturbo in The Last Guardian è la telecamera, vecchia di almeno due generazioni di console, tale da farvi ricordare alla perfezione la nuca del ragazzo al termine della storia. La stessa risulta un fastidio anche ai fini della prosecuzione nel gioco stesso, poiché un piccolo varco non proprio facile da individuare rimarrà nascosto alla vista fino a che probabilmente non andrete a sbatterci contro.

Un altro problema è dato dai cali di frame rate. Questi, in realtà, sono limitati alle fasi più frenetiche (grazie a dio), dunque non danno tantissima noia all’esperienza di gioco in sé, anche perché con la patch del day one il problema è stato notevolmente arginato. Ultima cosa da segnalare, ma meno importante, è l’intelligenza artificiale di Trico che, in alcuni frangenti, non sembra capire nulla. Il discorso però qui è abbastanza ampio; quante volte il vostro cane o gatto vi ha dato retta seduta stante? Semplice, quasi mai. Chi ha un animale domestico lo sa benissimo e Trico mi ha dato una sensazione di realismo al di fuori di ogni parametro. Sbalorditivo. Per ciò che riguarda il comparto sonoro e il doppiaggio, The Last Guardian riesce a convincere appieno grazie a dei brani di accompagnamento giusti per ogni contesto in cui ci troveremo. Piuttosto notevole anche sotto l’aspetto visivo, non tanto per i muscoli del motore grafico, ma per l’onnipresente ispirazione che si respira in ogni frangente di gioco.

A chi consigliamo The Last Guardian?

Senza dubbio consiglio l’acquisto a coloro che hanno amato i precedenti lavori di Fumito Ueda, quali ICO e Shadow of The Colossus su PlayStation 2. Se siete fra i tanti che amano i racconti emozionanti, sicuramente The Last Guardian fa al caso vostro: la storia che lega l’essere umano e la bestia non sarà certamente qualcosa di mai visto, ma vi assicuro che saprà regalarvi qualche lacrimuccia facile.

  • Stilisticamente meraviglioso
  • Storia sublime ed emozionante
  • L’IA di Trico lo fa sembrare reale

  • Telecamera da rivedere
  • Tecnicamente arretrato
  • Non è un titolo per tutti
The Last Guardian
4.5

The Last Guardian consacra Fumito Ueda come un maestro di vita

The Last Guardian è un’esperienza unica che omaggia un mondo dell’infanzia che forse non esiste più. Datemi retta, fatevi un regalo e recuperate probabilmente uno dei migliori giochi dello scorso anno. L’opera di Fumito Ueda è accompagnata da limiti tecnici evidenti, soprattutto per ciò che concerne la telecamera, ma questo è solo un piccolo prezzo da pagare per vivere la storia, la leggenda, il sogno di un ragazzo e di una intensa amicizia col suo fedele amico a quattro zampe. Un grande ringraziamento a Sony e al Team ICO per aver creduto fino in fondo in questo progetto e averlo portato alla luce.

Videogiocatore incallito da sempre e da anni critico del settore. Ama il Giappone e tutto ciò che lo circonda.