La triste e travagliata storia di Akuma

La triste e travagliata storia di Akuma

Se siete appassionati di una delle serie di combattimento per eccellenza quale Street Fighter, o anche no, dal momento che ormai lo conoscono pure i sassi, sicuramente saprete chi è Akuma (conosciuto anche come Gouki, nei giorni dispari), definibile probabilmente come uno degli… boh, non so manco se definirlo antagonista dal momento che arriva quando gli pare, se ne va quando gli pare, e se la tira perché è l’unico in grado di padroneggiare decentemente il Satsui no Hadō (o l’Hado Oscuro, se siete fan di Star Wars). Insomma, probabilmente Akuma è uno dei guerrieri più cazzuti e dall’aspetto cattivo abbestia che la serie abbia mai ospitato, di quelli in grado di rompere i coglioni con gli attacchi energetici pure mentre salta.

Come ultimamente abbiamo potuto ammirare, il massimo esponente dell’ignoranza oscura ha abbandonato l’universo dei combattenti di strada per fare un piccolo cameo a caso in TEKKEN 7 FATED RETRIBUTION e promette botte da orbi pure lì, tanto per cambiare. In una recente intervista a Yoshinori Ono, il producer pacioccone del neonato quinto capitolo della serie ha comunicato che per il momento Gouki non farà compagnia ai suoi storici avversari, in quanto si trova in viaggio di lavoro in quel di Tekkenville. Ma la vera domanda è: in vacanza da cosa? Semplice! Dal suo passato oscuro, oscuro come il suo Hadō, oscuro come la sua carnagione, che lo rende più verosimilmente fratellastro di Carlo Conti che di Gouken… ma non è questo il momento di parlare del suo discutibile albero genealogico.

Forse non tutti conoscono il travagliatissimo passato/futuro che questo personaggio si è ritrovato ad affrontare nella sua carriera. Passato proprio perché è una storia narrata ormai svariati anni fa, ma futuro perché gli eventi in questione avranno luogo dopo Street Fighter V… cioè, in Street Fighter III. C’avete capito qualcosa? Io no, per cui continuiamo.

Alcuni di voi, probabilmente i più grandicelli e amanti dei fumetti o videogame dall’alba dei tempi, si ricorderanno di una serie manhua (fumetti cinesi, chiamati con il nome originale perché magari se sbagli c’è gente che si incazza) pubblicata da Jade, defunta casa editrice che credo non abbia mai portato a termine nessuna delle serie che pubblicava, che riguardavano appunto la quasi intera saga dei World Warrior, dagli albori fino a Street Fighter III. È proprio su questa terza iterazione che vorrei soffermarmi oggi. Caratterizzato da disegni virili come la barba di Mauro, Street Fighter III: New Generation di Lee Chung Hing e Hui King Sum era quella classica serie che, per quanto energica, narrava una storia ben lontana dai reali avvenimenti originali, quasi in chiave tragicomica. Insomma, un qualcosa che acquistavi più che volentieri in edicola ogni mese, obbligatoriamente a numeri sparsi, giusto per fare le cose in linea con la cronologia della serie: prima trovavi l’1, poi il 32, poi il 14, poi il 5 e così via, con la speranza di riuscire un giorno ad avere almeno due numeri in fila per poterlo iniziare a leggere.

Chi, come me, ha avuto il piacere di sfogliare questa storica e maschia epopea, ricorderà sicuramente dei molteplici decessi della moglie di Ken, povera bestia; ogni volta scopriva che la povera Julia (già, la donna di un altro Ken, non la solita Eliza) non era effettivamente morta e, nel momento stesso del lieto incontro, qualcuno gliela faceva schioppare di nuovo. Ricordo con piacere anche classiche scene come Gill che strappava virilmente il pene a M. Bison (conosciuto come Vega secondo il calendario Maya), o quella volta in cui Urien veniva beccato da un fulmine proprio in mezzo alle gambe durante l’accoppiamento con una donna dai facili costumi, che gli impedì di ucciderla nel coito come era solito fare. Il tutto si tingeva di atmosfere tipiche di un romanzo Harmony o un di episodio di Beautiful quando, ad esempio, tutti si scoprivano essere discendenti di qualcuno di importante, tipo Alex figlio di Bison o Sean figlio di Urien, per poi tornare un fumetto cupo, dove a ognuno premeva decapitare qualcun altro così, per sport, o più verosimilmente per far tornare in vita cadaveri a cui, casualmente, è stata staccata la testa per consentire ad altri di tornare in vita… insomma, un bel un casino.

Nel corso della storia però, accade l’impensabile, qualcosa in grado di lasciare perplesso anche il meno impressionabile di voi. Questa storia, infatti, ha come protagonista il buon vecchio Aku-Gouki.

Dopo aver rapito Nash, il figlio di Ken (che si chiamerebbe Mel ma non stiamo a cercare il pelo nell’uovo), Akuma si reca all’interno di una particolare caverna, un luogo che ha segnato l’inizio del suo declino verso il lato oscuro della forza, dove era solito allenarsi contro una parete giusto per lasciarci le sagome di calci, pugni o addirittura la sindone intera. Avete presente quando Wile E. Coyote per acchiappare Beep Beep si schiantava contro un muro, lasciandoci la silhouette perfetta? Ecco, uguale. Insomma, per far vedere agli altri che era potentissimo e non c’avevi da cagargli il cazzo, il nostro beniamino ha lasciato varie tracce del suo passaggio e del suo intenso allenamento in questo luogo mistico dove, scoprendo dei diamanti e il fatto che non potesse frantumarli a mani nude (cose che sanno pure i sassi ma lui no, dal momento che li ha presi a pugni fracassandosi anche lo spirito santo) è riuscito a inventare una potentissima tecnica in grado di ridurli in polvere. Una bestia. Tuttavia, per cercare di dimenticarsi degli avvenimenti passati (probabilmente a causa di una delusione amorosa) il vecchio Akuma ha sigillato in questa grotta parte dei suoi ricordi e delle sue tecniche segrete.

Tornato in quel luogo dopo lungo tempo, dal momento che si trova alle calcagna un Ken incazzato come pochi, Akuma riesce a recuperare la memoria e le sue potentissime e pericolosissime tecniche sopite. Utilizza quindi la più pericolosa e letale di queste per ficcarsi amichevolmente due dita in fronte, giusto per dimostrare chi è comanda (e per infrangere una tecnica nemica di cui era stato vittima, ma questi son dettagli). Sfortunatamente Akuma, che ormai è diventato quasi il meme di sé stesso, non potrà più togliersele dalla fronte, dal momento che, se ci proverà, perderà la vita. In quel preciso istante, sfortunatamente, uno stranamente calmo e pacato Ken gli si pari davanti, calmo e pacato per modo di dire, dal momento che fino a dieci minuti prima aveva letteralmente strappato un braccio a Ryu per poi andare a brutto muso contro Urien. Quasi impossibilitato a fuggire o contrattaccare per via del piccolo inconveniente causatosi da solo, Akuma scoprirà che quella non è altro che un’immagine residua del biondo lottatore americano, creata e inviata dallo stesso Ken per scoprire dove si trovava, per spaccargli il culo e recuperare suo figlio.

akuma-manhua-street-fighter-3A quel punto ha luogo quella che, probabilmente, è una delle scene più strazianti dell’interno fumetto: un pentito Akuma si volta verso il piccolo Nash in procinto di chiedergli qualcosa e, dato che al momento mi ritrovo davanti a scan disponibili unicamente in cinese stretto, mi piace pensare che la frase nel balloon sia la seguente:

“Senti, ma io ho tipo fatto una cazzata… N’è che daresti una mano?”

In sintesi, Akuma chiederà al piccolo figlio di Ken di aiutarlo, in quanto solo lui possiede l’energia in grado di estrarre le dita dalla sua fronte senza farlo morire, e questo, dopo svariati tentativi, preso probabilmente dalla compassione, riuscirà nel suo intento liberandolo dalla merda che si è tirato addosso da solo.

Insomma, dopo tutto questo è comprensibile che il povero guerriero oscuro abbia bisogno di una vacanza, anche perché vai a capire quello che sarà in grado di combinare se lo si lascia ancora a piede libero. Tutti i migliori combattenti hanno bisogno di un periodo di pausa di tanto in tanto… Ci auguriamo però di rivederlo più avanti nel cast del nuovo Street Fighter V, al meglio delle sue forze. Take care, Akuma!

Prestigiatore, ballerino di break dance, produttore cinematografico, traduttore ufficiale di frasi imbarazzanti per prodotti R18, fondatore di Akiba Gamers: un curriculum da fare invidia a Johnny Sins, ma che non regge il confronto con la sua smodata passione per i giochi d’importazione e per i tegolini.