CRIMINAL GIRLS 2: primo appuntamento con le nuove leve

CRIMINAL GIRLS 2: Party Favors

Impressioni a caldo su CRIMINAL GIRLS 2: Party Favors

Questa è la storia di un uomo sulla trentina, di un periodo della sua vita nel quale non sapeva bene cosa gli avrebbe offerto il futuro. Era una fresca (ma non troppo) vigilia di ferragosto, quando pensò che il mattino dopo avrebbe dovuto affrontare il consueto viaggio che lo avrebbe portato a riunirsi coi propri amici per festeggiare, in qualche modo. Aveva passato gli ultimi giorni nelle immense distese verdi del mondo di Tales of Zestiria, ma non poteva certamente caricarsi in spalla TVHD e PS4 per continuare a giocarci sulle quattro ruote, per questo motivo lanciò un’occhiata in direzione del suo backlog videoludico, composto da centinaia e centinaia di titoli che auspicava di giocare in età pensionabile. Senza nemmeno pensarci troppo, il primo di questi che gli venne in mente fu CRIMINAL GIRLS: Invite Only, la versione PS Vita del pruriginoso titolo firmato Nippon Ichi.

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L’indomani, vuoi l’immancabile dose di sonno arretrato, vuoi l’entusiasmo del giorno di riposo passato fuori dalle quattro mura di casa, CRIMINAL GIRLS gli sembrò il gioco più bello che avesse mai provato… più o meno. Sebbene all’inizio fossi poco convinto dal character design e da imperfezioni grafiche che lo facevano sembrare quasi il prodotto di un team indipendente, mi è bastato poco (…da quando ho iniziato a parlare in prima persona?) per farmene innamorare: protagoniste ben caratterizzate, una storia semplice ma coinvolgente e un gameplay classico, ma allo stesso tempo innovativo e in grado di creare dipendenza. Da quel giorno ho dedicato sempre meno tempo libero agli altri titoli lasciati in sospeso per andare avanti fino alla fine nel riformare il mio team tutto al femminile. Questo, poco prima che mi accorgessi che la data di uscita del sequel, CRIMINAL GIRLS 2: Party Favors, fosse praticamente alle porte, che questa mia fresca esperienza mi sarebbe tornata decisamente utile per parlarne su Akiba. Così è stato: mentre mi accingevo ad affrontare il post-post-game (…già) e sbloccare gli ultimi finali rimasti, con conseguenti trofei, mi sono presentato al mio primo appuntamento con il nuovo gruppo di scapestrate che non aspettava altro che conoscere le mie sadiche preferenze in termini di motivazione.

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How I met my waifu

Una volta avviato il gioco non ho potuto fare a meno di notare l’immenso balzo in avanti dal punto di vista estetico: il primo, sebbene fosse piuttosto godibile, era visivamente datato, dato che si trattava del porting di un gioco uscito su PSP, in Giappone. Party Favors invece è l’apoteosi della grafica bidimensionale, un susseguirsi di animazioni fluide senza mai un pixel fuori posto. Banalmente ci sarebbe da dire che sembra quasi di trovarsi all’interno di un anime, ma beh, è proprio così. Un anime hentai. Anche se questi ultimi, generalmente, hanno dei disegni e delle animazioni che spesso e volentieri lasciano parecchio a desiderare e ti fanno pure passare la voglia di guardarli. Se poi vogliamo parlare della loro trama, beh, CRIMINAL GIRLS vince a mani basse. Non ci avreste mai creduto, eh?

No, non ci hanno appena spoilerato il finale. Spero.

No, non ci hanno appena spoilerato il finale. Spero.

Ah, ma io non vi stavo raccontando di questo mio primo appuntamento? È andata più o meno così. Avete presente quando, appena venuti fuori da una storia molto importante, riuscite a pensare solo che, se anche la prossima persona dovesse essere perfetta, non riuscireste mai trovarvi bene allo stesso modo? Era quello che pensavo io durante le primissime ore di gioco, quando, pur ammaliato dal suo aspetto e dalle innumerevoli migliorie nel gameplay, non riuscivo a pensare ad altro che: “Cavolo, però Invite Only continua a piacermi di più.”

Ero nel torto, eccome. Sebbene ancora rimpianga la caratterizzazione di personaggi come Ran, Tomoe e Shin, CRIMINAL GIRLS 2 ha dalla sua parte pezzi da novanta (o a novanta?) come Tsukasa, che da sola sarebbe in grado di reggere l’intero gioco… ma proprio letteralmente, col davanzale che si ritrova. Per il resto, ci ritroviamo di solito al consueto e variegato cast dagli stereotipi più classici che, col tempo, impareremo ad amare: assieme alla già citata donnaccia stronza, irriverente e dannatamente sexy, troviamo una consapevole protagonista dalle manie insospettabili, la tettona svampita, la ricca principessina (che di originale non ha nemmeno il nome), la loli esagitata e infantile, la loli fredda e calcolatrice, nonché la loli tenera e inquietante che parla attraverso un pupazzo di pezza. Come nel capostipite della serie, ciascuna di loro avrà il proprio momento topico che la metterà in risalto, anche se noi giocatori avremo sempre un occhio di riguardo per quella che designeremo come la nostra waifu. Sono davvero curioso di sapere quale sarà la vostra.

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Who’s that girl?

Ancor più che sul percorso di crescita di ciascuna ragazza e sulle prove che compongono il programma di Riforma che le purificherà per la loro nuova vita, CRIMINAL GIRLS 2: Party Favors è incentrato sul rapporto di fiducia che intercorre fra le sette protagoniste: se nel primo, dopo le titubanti fasi iniziali, diventavano amiche per la pelle formando il gruppo più unito e variegato mai visto, avremo qualcosa in questo sequel che impedirà loro di fidarsi ciecamente una dell’altra, un semplice dubbio insinuatosi grazie all’intervento di personaggi esterni al party che si addentra come un tarlo nella testa delle attrici in scena, ma anche in quella di noi giocatori. Di cosa si tratta? Per farla semplice, le delinquenti che noi smemorati istruttori siamo chiamati a riformare sarebbero dovute essere sei, e invece sono sette. Secondo quanto ci diranno diversi altri personaggi nel corso della storia, fra di loro si nasconde un intruso, uno dei detenuti (Convict) fuggiti dalla prigionia infernale che sta tentando di sovvertire le regole del gioco, mettendoci i bastoni fra le ruote. Noi giocatori verremo immediatamente spinti a sospettare di qualcuno, per poi cambiare idea e pensare che l’intruso sia qualcun altro, e ciò accadrà diverse volte per colpa degli strani comportamenti delle nostre protette che, nonostante tutto, rimangono pur sempre delle cattive ragazze, chi più e chi meno. Anche noi istruttori, tuttavia, rientreremo idealmente fra i possibili sospetti dato che, a differenza dell’episodio precedente, verrà posta una certa attenzione anche al nostro alter-ego dai candidi capelli, che inizierà il proprio compito totalmente privo dei ricordi di ciò che è avvenuto in precedenza, riacquistando piano piano consapevolezza della sua vita precedente.

No martiri? No party

Avventurandomi all’interno dei dungeon ho subito riscontrato una serie di piacevoli miglioramenti rispetto al passato, come una mappa estesa sempre in primo piano attivabile mediante uno dei tasti dorsali ma, soprattutto, la possibilità di muoversi più velocemente, che rende l’esplorazione decisamente meno tediosa rispetto a quella di Invite Only. Se girovagare e combattere per i labirinti potrebbe risultare tutto sommato simile al già citato predecessore, la più grande rivoluzione riguarda decisamente la parte del gioco che rende la serie di Nippon Ichi Software pressoché unica nel suo genere: le sessioni di Motivazione. Dite pure addio a quella fastidiosa nebbiolina rosa, ulteriormente rimpolpata nella versione occidentale del titolo giunto dalle nostre parti più di un anno fa. Sebbene la mannaia della censura abbia pesantemente colpito anche questo secondo capitolo, ciò sarà davvero, davvero molto meno evidente rispetto a prima: NIS America ha avuto tutto il tempo di ridisegnare alcuni degli artwork più succinti e solo un occhio particolarmente attento noterà qualcosa di strano. Starà a voi decidere se andarvi a cercare i gameplay giapponesi per confrontarne le differenze. Detto ciò, vi basterà sapere che stavolta le parti in cui tortureremo le povere malcapitate saranno decisamente più piacevoli per noi giocatori, sia visivamente – merito soprattutto di un character design decisamente più accattivante – sia in termini di gameplay, con mini-giochi che risultano meno noiosi e urtanti rispetto a quelli del capitolo precedente… anche se non tutti.

In definitiva

Ho ancora un bel po’ di tempo a disposizione prima di trarre le ultime conclusioni su Party Favors ma, per il momento, l’ago della bilancia punta decisamente più sugli aspetti positivi che su quelli negativi. Gran parte dei problemi che affliggevano il titolo precedente sono stati risolti in maniera più che ottimale, resta solo da vedere se trama e personaggi saranno capaci di tenermi incollato allo schermo della mia PS Vita così a lungo da farmi desiderare il trofeo di platino. L’appuntamento è fissato per il prossimo 23 settembre con l’uscita del gioco nel nostro paese.

Trent’anni passati a inseguire il sogno giapponese, fra un episodio di Gundam e un match a Street Fighter II. Adora giocare su console e nelle sale giochi di Ikebukuro che ormai, per quanto lontana, considera una seconda casa.