Toukiden 2 – Provata la versione europea

Toukiden 2 / Toukiden 2: Free Alliances / KOEI TECMO Games

Koch Media ci ha permesso di provare in anteprima Toukiden 2, sequel dell’hunting game a tema Oni di KOEI TECMO GAMES e Omega Force

A seguito di un invito particolarmente apprezzato presso gli uffici milanesi di Koch Media, non potevamo lasciarci sfuggire l’occasione di provare Toukiden 2. Questo titolo da parte mia è stato provato senza cercare di sapere molto su di esso, se non qualche informazione basilare, così da poter affrontare un’esperienza tutta da scoprire e per poter dare qualche informazione da giocatrice che si affaccia ad un titolo diverso dal solito. Ecco le mie impressioni a caldo.

La prima cosa che mi è saltata all’occhio appena ho iniziato a giocare a questo titolo è stata l’abbondanza degli elementi della personalizzazione del personaggio. Per quanto il tempo mi sia stato tiranno, avendone avuto pochissimo per giocarci, almeno metà l’ho spesa sulla creazione del cacciatore stesso. Lasciatemelo dire, mi sono affacciata a mille e più idee sull’aspetto che il mio personaggio potesse avere, cambiando anche dettagli a cui nessuno penserebbe. Un esempio palese è il fatto che potevo non solo semplicemente aggiustare le distanze del mento, delle labbra, del naso e così via, ma anche sistemare gli occhi in modo da rendere il personaggio strabico. Cose puramente estetiche e a cui, una volta creato un avatar, uno ci pensa poco. Apprezzato tantissimo, a parer mio, in quanto mi aspettavo una quantità parecchio limitata di personalizzazioni del personaggio e devo ammettere che sono rimasta parecchio colpita dal creare una donna giunonica che per poco non sembrava altri che un uomo.

Paese che vai, Oni che trovi

Passando oltre, mi collego un po’ alla trama del titolo di KOEI TECMO GAMES. Personalmente adoro molto le ambientazioni legate al passato con quel pizzico di misticismo di cui alla fine sono collegati gli Oni. All’inizio, come ho preso in mano il gioco e visto la cinematic introduttiva dello Slayer che affronta la battaglia prima di essere trasportato, l’aspetto degli Oni che mi sono capitati davanti mi hanno fatto un attimo pensare a Toukiden 2 come una sorta di GOD EATER ambientato nel Feudalesimo Giapponese (e sono anche convinta di aver visto un Oni particolarmente somigliante ad un Varja). Tuttavia, ho trovato particolarmente piacevole vedere il cambio di visuale da terza a prima persona nell’inizio del gioco, poco dopo averci mostrato il tutorial sulle mosse che si possono fare – che anche senza guida si comprendono benissimo premendo un po’ a casaccio i tasti, come piace a me – e aver battuto il “boss” della fase introduttiva. Ma tratterò a breve delle meccaniche di gioco; ora vorrei spendere un paio di paroline in più proprio sull’inizio dello stesso e su una delle prime cutscene.

Come anticipato, vi è uno scambio di visuale da terza a prima persona, durante il viaggio che porterà il protagonista a viaggiare avanti nel tempo, e l’ho particolarmente adorato perché permette al giocatore di immedesimarsi nel protagonista: provare per credere. Io ho avuto un attimino la nausea – in senso positivo – nel vedere la scena dagli occhi del personaggio, cosa che ci si aspetterebbe se si finisse in un portale temporale e sballottolali in un altro tempo. Coerente e particolarmente efficace, e soprattutto coinvolgente. Anche se non avete mai fatto un viaggio nel tempo, potete comunque immaginare la sensazione. Molto coerente è il fatto che le conoscenze del personaggio su cosa si può fare una volta raggiunto Mahoroba vengono apprese in maniera graduale. Infatti, dopo aver affrontato un viaggio di ben dieci anni ridotto a pochi secondi, sarebbe poco adatto dare tutte le informazioni subito. La gestione delle quest iniziali, che ci permettono di informarci un po’ di più su Mahoroba, rendono particolarmente facile il potersi ambientare in un luogo che è sconosciuto al protagonista.

Naso di legno, cuore di stagno, burattino

Portando un po’ più in luce i personaggi, il primo che mi è saltato all’occhio è Tokitsugu. Tralasciamo il fatto che è il primo protagonista con cui il nostro si affaccia, ritengo che lui, più che la dottoressa Hakase e gli altri comprimari, ha attirato la mia attenzione. Per essere un burattino è ben caratterizzato, nonostante l’assenza di una faccia vera e propria che possa mostrare l’espressività del soggetto, il doppiaggio (giapponese) rende bene, assieme ai gesti, un carattere veramente spiccato. Insomma, se dovessi fare una lista dei personaggi preferiti di Toukiden 2, Togitsugu sarebbe il primo. In linea più generale anche gli altri personaggi, come la forte Benizuki e lo svogliato Homura, hanno reso particolarmente apprezzata l’ambientazione del gioco, senza forzare in alcun modo la stessa. Le storie di tutti i personaggi con cui il nostro alter ego avrà modo di incontrare si mescolano in maniera particolarmente omogenea, concentrandosi in primis sulla trama principale, la battaglia contro gli Oni, e in secondo luogo mostrando come loro sono arrivati dove sono. Di lore ce n’è tanta ed è tutta da scoprire, e per quel poco che ho potuto vedere stimola la voglia di scoprirla.

Dedicandoci un po’ al sistema di gioco, per quanto inizialmente abbia appreso con estrema facilità le combo possibili, come utilizzare la Mano del Demone e come sfruttare i Mitama, anime degli eroi passati che concedono il loro potere agli Slayer, devo ammettere che il sistema delle quest, connesso alla mappa, è stato particolarmente complesso.

Una volta accettato un incarico, possono accadere due cose: se si deve parlare con qualche soggetto, verrà notificato con l’iconcina sulla mappa dove si trova l’NPC con cui interloquire; al contrario, se si deve ottenere un oggetto particolare, le carte in tavola cambiano, non mettendoti alcuna icona sulla mappa e quindi costringendoci a vagabondare per le varie terre piene zeppe di Oni per trovare ciò che ci serve. Per il resto, vengono rese disponibili delle quest secondarie per potersi distrarre tranquillamente dalla trama principale. Infatti,una volta fuori dalla città, si potrà parlare con alcuni NPC che chiederanno al nostro personaggio di fare determinate cose, che sia il recupero di oggetti oppure la sconfitta di determinati nemici e così via. E qui si torna al problema delle quest: difficilmente riuscivo a capire dove andare non avendo punti di riferimenti particolari sulla mappa.

Da qui passiamo alla mappa stessa, che ha reso l’orientamento molto difficoltoso. Nonostante la mia buona memoria dei luoghi esplorati, il fatto che la mappa si muovesse per mantenere fisso il cursore del personaggio ha reso difficile capire se stavo andando nella direzione giusta. Magari non tutti fanno affidamento sulla mini-mappa, tuttavia per chi vi si affida come me, è parecchio problematico. Son finita in terre che nemmeno sapevo esistessero, e su cui a livello di trama forse non dovevo nemmeno arrivarci, prima di riuscire a raggiungere i luoghi che mi servivano. Tuttavia ho comunque apprezzato, nonostante mi fossi persa anche troppe volte, il fatto che questo gioco non mettesse dei limiti sul dove andare, dopotutto il giocatore può comunque apprezzare l’ambiente e capire se la zona è troppo pericolosa.

Una cosa che sicuramente ho trovato abbastanza efficace, seppur non l’abbia provata approfonditamente per mancanza di tempo, è il fatto che la scelta della classe del personaggio non influisse sullo stile di gioco. Infatti, se ci si stanca di giocare con una data tipologia di arma, si può tranquillamente optare per un altro stile di gioco andando a craftare l’arma che fa al caso nostro. Stanchi di giocare melee? Nessun problema! Basta portare i giusti materiali e il fabbro ci permetterà di ottenere l’arma che vorremo.

Che la caccia abbia inizio!

Che dire di Toukiden 2? Ha i suoi pregi, così come i suoi difetti, ma nonostante non sia un titolo per cui vado matta (solo per miei gusti personali) lo trovo comunque un gioco che vale la pena provare. Soprattutto per la personalizzazione del personaggio, su cui penso che molti spenderanno almeno una mezz’ora abbondante per rendere il protagonista adatto ai propri gusti, e per il fatto di non avere un limite sulle armi: io per prima mi stanco a giocare sempre in un solo modo e mi piace cambiare senza però perdere i miei progressi. Tuttavia, nonostante questi pregi, l’affacciarmi a una mappa dal dubbio utilizzo ha reso poco accattivante il gioco ai miei occhi; forse se ci avessi speso un po’ più di tempo sarebbe stata solo questione di abitudine, ma a un primo impatto questo elemento ha gravato molto sullo stile di gioco e sul mio giudizio. Tirando le somme, dopo questa prova fugace posso anticipare che si tratta di un lavoro senza infamia e senza lode. Un titolo che forse risulterà ottimo per gli appassionati del genere e che necessita una ingente spesa di tempo per padroneggiare al meglio tutte le meccaniche e la storia in esse contenute.

Appassionata di giochi di ruolo testuali, spera sempre di riuscire a dedicarsi alla sua passione principale: il doppiaggio. La speranza è l'ultima a morire.